Cari amici,
ci siamo, sono i momenti decisivi. Dobbiamo farcela e vincere la nostra battaglia. Oggi cercavo le parole migliori da usare ma credo che quelle dell’appello lanciato stasera da Pippo Civati siano bellissime. Pertanto ve le copio sotto dandovi appuntamento per sabato 9 febbraio alle ore 10.30 in Via Grandi per dividerci il materiale per questo week end.
Dario Giove
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Care amiche e cari amici,
sappiamo tutti che la posta in gioco a queste elezioni è altissima. Siamo di fronte ad un momento critico per il nostro Paese, dilaniato dalla crisi, da una pressione fiscale asfissiante, e che ha urgentissimo bisogno di riforme che possano rimetterlo in marcia verso il posto che merita in Europa, verso la modernità, verso la più ampia affermazione dei diritti.
Il ventennio appena trascorso ha lasciato in ognuno di noi almeno un buon motivo per volere, oggi, una svolta decisiva. C’è chi ha perso il lavoro, chi non riesce a trovare il primo, e chi addirittura ha dovuto lasciare l’Italia. C’è chi ha subìto l’orrore del terremoto e deve poter ripartire, e chi semplicemente è preoccupato per il proprio futuro o per quello dei propri figli.
La nostra ragione per dare un taglio netto al passato è anche una buona ragione per impegnarci personalmente, e fare #lanostraparte. Ognuno di noi può fare molto, per portare finalmente questa campagna anche fuori dal televisore. Prendiamoci tutti un pezzo di questa vittoria, perché è una battaglia che possiamo e dobbiamo vincere soltanto insieme.
Ecco una serie di idee, cui senz’altro con il vostro contributo se ne possono aggiungere altre, sulle cose che ciascuno di noi può fare per segnare la vittoria della coalizione di centrosinistra guidata da Pierluigi Bersani, il 24 e 25 febbraio (e portare Ambrosoli alla Presidenza della Regione Lombardia):
- pensiamo agli amici che possano avere, come noi, una buona ragione per voler voltare pagina e mandiamo anche a loro questa mail;
- rintracciamo amici, parenti ed antichi compagni di scuola che ora vivono in Lombardia per convincerli a votare (molti giustamente vi rimprovereranno, ma che ci volete fare);
- scriviamo messaggi strappalacrime a tutti gli amici che «io non voto perché sono tutti uguali»;
- organizziamo un bel pranzo domenicale di famiglia e buttiamola in politica a tradimento;
- convinciamo la vecchia zia con cui litighiamo ad ogni pranzo natalizio su Berlusconi;
- trasciniamo al seggio quanti più amici possiamo, anche quelli in hangover;
- prendiamoci un minuto, ogni volta che qualche amico di Facebook o Twitterdice che non cambierà niente, per assicurargli che l’unico modo per cambiare è farlo tutti insieme;
- spieghiamo ad un amico elettore di Ingroia che se in Lombardia e Sicilia al Senato votano Pd o Sel, evitiamo di dover chiedere a Monti il permesso per fare le riforme;
andiamo tutti in Lombardia, il 16 febbraio, per l’Operazione Ohio. In cui occuperemo le strade e andremo a bussare di porta in porta per assicurarci di poter cambiare davvero questo paese, senza ipoteche.
Per chi non potesse venire in Ohio, il 16 febbraio, ci si può trovare comunque davanti al proprio Comune, alle 10, per andare insieme a bussare di porta in porta cercando di convincere interi condominî, e soprattutto i vostri affezionati vicini leghisti; chi può si procuri una decina di bottoni. Ogni volta che una persona vi dà ascolto, o addirittura vi dice che l’avete convinto, lasciategli un bottone. E alle 18, ritrovatevi davanti al Comune e contate quanti ve ne sono rimasti in tasca. Perché è proprio questo il punto: attaccare bottone.