testo liberamente adattato da un articolo del Sindaco di Cernusco sul Naviglio, Eugenio Comincini
Quest’oggi, giovedì 18 maggio, presso la Prefettura di Milano il nostro Sindaco Paolo Micheli ha sottoscritto a nome della nostra città e insieme ai Sindaci di altri 75 Comuni, il “Protocollo tra Prefettura di Milano, Città Metropolitana e Comuni delle Zone Omogenee per un’accoglienza equilibrata, sostenibile e diffusa dei richiedenti la protezione internazionale”.
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Per questa significativa firma ha voluto essere presente anche il Ministro dell’Interno Marco Minniti, che in questi mesi ha assunto importanti provvedimenti in tema di sicurezza e richiedenti asilo. Il Ministro punta molto su questa nuova modalità ambrosiana di accoglienza partecipata e diffusa, per esportarla in tutto il Paese e fare fronte all’arrivo dei richiedenti asilo e protezione internazionale nel modo più organizzato possibile e meno impattante sui territori.
Con noi, per la Zona Omogena Adda-Martesana, hanno sottoscritto il protocollo altri 19 Sindaci, in rappresentanza dei Comuni di Basiano, Bussero, Bellinzago Lombardo, Cassano d’Adda, Cassina de’ Pecchi, Cernusco sul Naviglio, Gorgonzola, Grezzago, Liscate, Masate, Melzo, Pioltello, Pozzuolo Martesana, Pozzo d’Adda, Rodano, Settala, Truccazzano, Vaprio d’Adda e Vignate. In tutta la Città metropolitana milanese sono 75 su 134 i Comuni che hanno firmato il Protocollo quest’oggi, mentre un’altra decina hanno dato disponibilità e lo firmeranno nei prossimi giorni.
Il nostro Comune ha effettuato un lungo percorso di condivisione con gli altri Comuni della Zona Oogenea, al fine di lavorare in maniera coordinata con la rete territoriale più ampia e di avere una maggiore influenza sulle scelte delle Prefettura. Questo protocollo è anche il frutto di questo confronto condiviso che ha visto le Amministrazioni del nostro vasto territorio lavorare in sinergia, per poter al meglio esprimere suggerimenti. La collaborazione con gli altri Comuni aderenti continuerà anche in seguito alla firma del Protocollo perché crediamo che sia più utile e funzionale per tutti condividere percorsi strutturati.
Qui di seguito illustro contenuti e finalità del Protocollo, precisando una serie di importanti aspetti.
In cosa consiste il Protocollo sottoscritto?
Il Protocollo è frutto di un lungo lavoro di confronto fra la Prefettura, la Città metropolitana e i Comuni milanesi, avviato già nei mesi scorsi con l’allora Prefetto Alessandro Marangoni e proseguito con l’arrivo, a febbraio scorso, della nuova Prefetto Luciana Lamorgese.
Il Protocollo – preso atto che l’afflusso di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale non cessa ad attenuarsi “a causa del perdurare di gravi situazioni di crisi e di conflitti armati nell’area del Mediterraneo, nel Medioriente, oltre che in diverse zone del continente africano” – definisce le linee guida per gestire nella modalità più efficace l’accoglienza dei richiedenti asilo, in maniera equilibrata e diffusa, per dare concreta attuazione al “Piano nazionale di ripartizione dei richiedenti asilo e dei rifugiati”, sottoscritto dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) e Ministero dell’Interno.
Sulla base di questo Piano nazionale ad ogni Comune italiano spetta una quota di persone richiedenti asilo e protezione internazionale da accogliere, gestire e integrare, sulla base di progetti specifici.
Il Protocollo è frutto dell’esigenza di evitare che si ripetano situazioni di difficile gestione come quelle verificatesi in alcuni Comuni che si sono ritrovati a dover accogliere decine di richiedenti asilo ammassati in un unico posto, situazioni che hanno comportato problemi di varia natura e che hanno evidenziato tutto il limite verso i percorsi di integrazione.
Il Protocollo ha valore sino al 31 dicembre 2018.
Cosa comporta per il nostro Comune la sottoscrizione del Protocollo?
Sulla base del Piano nazionale il nostro Comune accoglie l’invito del Prefetto ad impegnarsi per favorire l’accoglienza – per quanto possibile e “in collaborazione con le associazioni del terzo settore e le organizzazioni aventi finalità sociali” – delle persone richiedenti asilo e protezione internazionale. L’impegno richiesto ai Sindaci è di collaborare attivamente “per reperire unità abitative di soggetti pubblici e/o privati necessarie alla copertura dei posti” assegnati ad ogni singolo Comune.
Si dovrà poi comunicare l’esito delle attività di reperimento di unità abitative alla Prefettura, che predisporrà la gara per individuare gli operatori economici interessati a gestire l’accoglienza nelle abitazioni individuate.
Il Comune potrà promuovere ogni iniziativa utile per “l’impiego dei richiedenti protezione internazionale, su base volontaria, in attività di utilità sociale in favore della collettività locale”.
Quante persone potranno essere accolte?
Sulla base del Piano nazionale il Comune di Segrate dovrebbe accogliere 95 persone.
Il Protocollo prevede però l’applicazione della cosiddetta “clausola di salvaguardia” per i Comuni sottoscrittori, in applicazione di quanto previsto dalla direttiva del Ministero dell’Interno del 16 ottobre 2016 – relativa alle regole per l’avvio di un sistema di ripartizione graduale e sostenibile dei richiedenti asilo e rifugiati sul territorio nazionale – che rende esenti dall’attivazione di “ulteriori forme di accoglienza” quei Comuni che appartengono alla rete di protezione e accoglienza.
Il Protocollo prevede dunque che una volta raggiunta “la copertura del 50% dei posti previsti in base al Piano ANCI/Ministero dell’Interno”, la Prefettura escluda tali Comuni “dai bandi aventi ad oggetto l’accoglienza di richiedenti protezione internazionale”.
Nella ripartizione territoriale dei posti da destinare all’accoglienza “vengono ricomprese le presenze” dei progetti già avviati.
Quindi: a Segrate, sulla base del Piano nazionale, spetterebbe accogliere 95 richiedenti asilo e protezione internazionale; poiché abbiamo sottoscritto il Protocollo dovremo arrivare a 48 persone accolte (la metà dei 95 previsti); dovremo impegnarci a trovare abitazioni che possano accogliere questi soggetti. L’impegno richiesto al Sindaco è quindi quello di tentare di reperire sul mercato immobiliare privato una quindicina di appartamenti.
Dove potranno essere accolte le persone richiedenti asilo?
I soggetti richiedenti asilo e protezione internazionale dovranno essere accolti in strutture pubbliche o private. La Prefettura con il Protocollo si impegna a “non utilizzare ex caserme o edifici di analoghe caratteristiche” (quindi nessun utilizzo di alberghi) evitando quindi la concentrazione di decine di profughi in una sola struttura con il rischio di creare situazioni critiche, come già avvenuto in alcuni Comuni. La Prefettura, inoltre, si impegna a “sentire preventivamente” i Comuni sottoscrittori del Protocollo d’intesa “nel caso in cui la Prefettura individui direttamente delle unità abitative che insistono sul territorio degli stessi Comuni”, evitando così l’arrivo di richiedenti asilo senza che vi sia informazione e possibilità di preparare l’accoglienza stessa, come purtroppo già accaduto in passato in alcuni Comuni.
Per quanto riguarda la nostra città, non avendo a disposizione spazi pubblici fruibili, ci attiveremo per verificare le disponibilità di privati a mettere a disposizione singole unità abitative (una quindicina circa, come sopra precisato) per l’accoglienza di 45 persone.
Quali oneri per il Comune che accoglie?
Il Protocollo non comporta alcun tipo di onere aggiuntivo per i Comuni aderenti, ad esclusione della copertura delle eventuali spese per l’impiego dei rifugiati in lavori di utilità sociale. Le spese relative alla gestione dei richiedenti asilo (affitti, vitto, minime necessità) sono a completo carico dello Stato. Non vengono quindi distolte in alcun modo risorse comunali ai bisogni dei nostri residenti, facendoci comunque parte attiva nella gestione di questa complessa situazione.
Cosa accadrebbe se non sottoscrivessimo il Protocollo?
Il Piano nazionale di riparto ANCI-Ministero dell’Interno è valido a prescindere che si firmi o meno il Protocollo con la Prefettura, perché “l’assegnazione di cittadini stranieri da accogliere nei Comuni non dovrà riguardare né unicamente né preferibilmente i Comuni sottoscrittori del presente Protocollo”. Quindi la Prefettura si attiverà direttamente per reperire alloggi per l’accoglienza anche nei Comuni non sottoscrittori: nessun Sindaco ha il potere di impedire accordi tra Prefettura e privati. Ovviamente i Comuni non sottoscrittori non beneficeranno dei contenuti del Protocollo stesso: quindi non ci sarà limite al 50% della quota di accoglienza stabilita dal Piano nazionale (per tali Comuni vale il 100%), potranno essere usate strutture diverse da singoli alloggi, non necessariamente si informerà preventivamente il Comune sull’arrivo.
È evidente che sia preferibile mettersi nella condizione garantita dal Protocollo perché ciò tutela maggiormente le comunità.
Come vengono accolti i richiedenti asilo?
Oggi, in Italia, le persone richiedenti asilo vengono accolte attraverso progetti che di fatto costituiscono una “prima” ed una “seconda” accoglienza.
Possono essere attivati i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), in convenzione con privati, cooperative, e strutture alberghiere; il Protocollo esclude l’impegno di strutture alberghiere o caserme, per le ragioni sopra illustrate.
Più strutturato è lo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), che prevede una serie di misure di accoglienza organizzata finanziate dello Stato. Lo SPRAR è stato istituito con la legge n°189 del 2002 (la cosiddetta “legge Bossi-Fini”) ed è costituito dalla rete degli Enti locali che – per la realizzazione di progetti di accoglienza e di integrazione – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Con lo SPRAR i Comuni, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di “accoglienza integrata” che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di orientamento, nonché la costruzione di percorsi individuali di inserimento.
Il Piano nazionale è “imperniato sul potenziamento del sistema SPRAR, assunto a modello di riferimento nazionale per l’accoglienza dei richiedenti asilo”. Quindi la volontà è quella di attivare più progetti SPRAR, abbandonando progressivamente le modalità dei CAS (anche trasformando CAS già attivi in SPRAR). Il Protocollo mira tra l’altro a consolidare la collaborazione tra Prefettura e Comuni anche per migliorare il passaggio dalla prima alla seconda accoglienza (CAS/SPRAR) dei rifugiati, anche attraverso la creazione di un “tavolo di coordinamento tra Prefettura e Comuni” che servirà a gestire in maniera equilibrata e condivisa il problema dell’ospitalità dei richiedenti protezione internazionale.
Conclusione
Il protocollo fra Comuni e Prefettura sancisce e garantisce una migliore collaborazione tra le parti e una nuova modalità operativa: le comunità locali vengono maggiormente tutelate, garantendo un’accoglienza più equilibrata e strutturata, senza oneri a carico dei Comuni.
La sottoscrizione o la mancata sottoscrizione del Protocollo non definisce la differenza tra chi vuole accogliere e chi no: questo Protocollo che convintamente ho sottoscritto segna la differenza tra quei Comuni che vogliono gestire seriamente e responsabilmente il fenomeno immigratorio che viviamo, facendo la propria parte, e quei Comuni che invece scelgono di subire tale problema senza poterlo governare, lasciando che sia la Prefettura in accordo con i privati ad agire, impedendo al Comune di avere margini di intervento.
Amministrare significa assumersi responsabilità di fronte ai problemi, non girarsi dall’altra parte. I processi vanno governati, non subìti.
I numeri di cui si parla, anche per la nostra città, non sono preoccupanti: le modalità definite garantiscono che non ci possano essere “ghetti” di sorta; l’adesione al Protocollo con altre 75 città tutela tutte le comunità locali perché la più ampia condivisione minimizza lo sforzo per ciascuno: una rete solidale forte consente di favorire integrazione e sicurezza dei nostri territori.
Per la nostra città si tratta di dare un nuovo segno di attenzione e civiltà verso una delle vicende più drammatiche che la nostra epoca sta conoscendo.
Siamo consapevoli che questa decisione potrà portare polemiche: ma ancora una volta sostengo senza timore che quanto facciamo è ciò che è giusto fare, poiché il bene comune si costruisce solidalmente con gli altri, non chiudendosi.
L’esperienza maturata in questi anni e la profonda conoscenza della sensibilità, delle energie e delle risorse della nostra città, mi persuadono che saremo capaci di creare le necessarie collaborazioni affinché Segrate possa rispondere positivamente a questa sfida.
P.S.: sulla scia di questa decisione anche la nostra città ha deciso di aderire e partecipare alla manifestazione “#20maggiosenzamuri” che si terrà a Milano sabato 20 maggio, promossa dal Comune di Milano e dalle ACLI, cui hanno aderito moltissime Associazioni e Comuni. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di creare una mobilitazione festosa e popolare: una mobilitazione carica di speranza, la speranza di chi crede nel valore del rispetto delle differenze culturali ed etniche, la speranza di chi ritiene che la società plurale sia un’occasione di crescita per tutti e che la logica dei muri che fomentano la paura debba essere sconfitta dalle scelte che pongono al centro la forza dell’integrazione e della convivenza. Su questi temi Segrate c’è.